Vincenzo Cerami è narratore, sceneggiatore, librettista, drammaturgo: chi meglio di lui può aprire ai lettori le porte del laboratorio creativo dello scrittore e svelarne meccanismi, trucchi, espedienti? In queste pagine, già di grande successo, l'autore spiega le leggi nascoste che producono la naturalezza del racconto, le tecniche per costruire dialoghi convincenti, gli effetti che si possono ottenere scegliendo di narrare in prima o terza persona etc. Oltre ai capitoli già editi su come scrivere romanzi, racconti e sceneggiature cinematografiche, in questa nuova edizione Cerami aggiunge un capitolo inedito sul fumetto. Uno strumento indispensabile per chi desidera cimentarsi con la letteratura, ma anche un'utilissima guida per diventare lettori più consapevoli.
Eccoci di nuovo qua, devo dire a malincuore perché questo libro non volevo davvero che finisse.
A essere sincera mi ci sono approcciata in maniera molto ingenua, pensando di trovare una lettura piacevole e nulla di più. Ma inoltrandomi sempre più in là tra le pagine mi capitava di pensare cavoli questo devo segnarmelo, finchè non diventa proprio palese che è un libro pieno di ottimi consigli, curiosità, vere e proprie lezioni con tanto di compiti per casa
(che farò, perché sembrano divertenti e utili).
Alla fine della lettura ti ritrovi con un pieno di informazioni nuove con cui affrontare altre letture, ma in maniera diversa stavolta, apprezzando davvero il lavoro che c'è dietro.
A parte il "lato scolastico", ci sono molti aneddoti del mondo dello spettacolo, soprattutto quando affronta la comicità, che valgono, per quanto mi riguarda, tutto il libro. Per non parlare delle riflessioni che partono dal nulla e che ti lasciano a bocca aperta.
Vi posto un esempio:
Osserviamo la nostra vita. Se ognuno di noi contasse il tempo in cui parla con gli altri nel corso di una giornata, si accorgerebbe che si tratta di minuti e non di ore. Supponendo, con molta generosità di concentrare il nostro "parlato" di un intero giorno in un'ora, a disposizione del silenzio ce ne restano ventitré. Se otto le passiamo dormendo, per ben quindici ore non usiamo la parola. Passiamo insomma il novanta per cento della nostra vita senza dire niente, chiusi in noi stessi. Ma quante cose succedono in quel silenzio. Quasi tutto. Prendiamo decisioni, pensiamo, progettiamo il futuro, però facciamo cose di cui nemmeno ci accorgiamo. Per esempio, custodiamo le paure, teniamo a freno l'ira, fantastichiamo, giudichiamo, ci lasciamo turbare, controlliamo le emozioni o le cerchiamo, siamo scontenti o contenti, rimuoviamo le angosce, metabolizziamo le cattive notizie, ci accettiamo, ci rifiutiamo eccetera. Dentro il silenzio torniamo più bambini oppure ci confessiamo l'inconfessabile, ci rivolgiamo a Dio, non ci vergogniamo dei nostri impulsi, non siamo terrorizzati dai tabù, desideriamo ciò che gli altri ci vietano, ci viene voglia di uccidere, di fare l'amore, di scappare. E tutto questo avviene quando siamo seduti nel vagone della metropolitana, mentre attraversiamo una strada, prendendo un caffè al bar, nelle sale d'aspetto, davanti allo specchio con il pettine in mano, accendendoci una sigaretta. La nostra immensa vita silenziosa e sommersa non scompare d'incanto quando usiamo la parola. Parlare è sempre un po' balbettare, ha in sé qualcosa di repressivo, di formalizzato e contempla sempre, nascostamente, una frustrazione, in quanto la complessità del silenzio non passa attraverso la lingua parlata.
Scusate la lunghezza della citazione ma per me questa rendeva benissimo l'idea.
Spero di non avervi annoiato e anzi di avervi invogliato a leggere questo libro anche se non siete interessati alla scrittura.
Buona lettura!
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